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Archive - ‘Mostre’
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29
MAR
SUSAN HILLER,
Social Facts
A cura di Barbara Casavecchia
29 marzo – 24 giugno 2018
Social Facts (Fatti Sociali) è il titolo scelto da Susan Hiller per la sua mostra alle OGR. Nasce da un’espressione che l’artista usa spesso per descrivere i materiali su cui basa il proprio lavoro, cioè gli artefatti culturali della nostra società.
Hiller (nata nel 1940 negli USA, vive e lavora a Londra dagli anni Sessanta) è una delle artiste più influenti della sua generazione. Con le sue pionieristiche installazioni, videoproiezioni multischermo, opere sonore, “ricerche di gruppo”, fotografie e sculture, progetti interattivi online, scritti e conferenze, Hiller focalizza da quasi cinque decenni la propria attenzione su ciò che è “altro” e spesso relegato ai margini della sfera pubblica. Hiller dice: “Ciò che m’interessa è invisibile. Non in senso letterale, ma perché nessuno vi presta attenzione e di conseguenza non si vede”.
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09
MAR
Progetto realizzato grazie alla collaborazione tra Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali e Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino. La riflessione su un tema di stringente attualità quale la distruzione sistematica e consapevole del patrimonio culturale ha indotto tre istituzioni torinesi – i Musei Reali, il Museo Egizio e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – a dar vita a un progetto espositivo dal titolo Anche le statue muoiono (mutuato dal documentario del noto regista francese Alain Resnais e di Chris Marker). Le opere saranno ospitate nelle sedi delle tre realtà proponenti creando così un filo che attraversa, anche fisicamente, la città di Torino e rivolgendosi a pubblici diversi che potranno così entrare in dialogo. Ai curatori delle tre realtà coinvolte si affianca la collaborazione dell’Università degli Studi di Torino e in particolar modo del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino, diretto da Stefano de Martino.
L’obiettivo è far dialogare opere d’arte di differenti epoche e provenienti da contesti geografici diversi attorno a un tema trasversale come quello della distruzione, quindi parallelamente della conservazione e protezione, del patrimonio culturale. La sfida più rilevante di un progetto come questo è far coesistere collezioni di istituzioni tra loro profondamente eterogenee per far in modo che possano rispondere a domande quali: qual è il ruolo di un patrimonio storico-artistico nei processi di costruzione dell’identità culturale di un popolo? Quali sono gli effetti di una devastazione così estrema sul senso di appartenenza, sull’idea di tradizione e condivisione, sulla possibilità di concepirsi come un insieme? Su quali basi si può costruire un futuro, se le tracce del proprio passato sono state sistematicamente obliterate? Come si può concepire un’idea di riparazione, di riconciliazione? La mostra Anche le statue muoiono vuole tentare di rispondere a queste domande attraverso il dialogo tra opere d’arte contemporanee, antiche e materiale documentario fotografico.
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03
NOV
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e OGR – Officine Grandi Riparazioni annunciano un convegno internazionale pensato per affrontare una riflessione trasversale sui musei d’arte contemporanea e sui cambiamenti radicali nei modi di produrre e fruire le opere d’arte.
Il 3 e il 4 novembre 2017, alle OGR di Torino, Museums at The ‘Post-Digital’ Turn si articolerà in sette diversi momenti di approfondimento con lecture, presentazioni e una sessione scientifica con panel e contributi di esperti provenienti da prestigiose Università e Istituti Internazionali.
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03
NOV
Anche quì ci siamo ocuupati degli allestimenti audiovisivi garantendo ad un nostro affezionato cliente il massimo della qualità e accuratezza nella ricerca del risultato richiesto.
Come una falena alla fiamma (Like a Moth to a Flame) è il titolo del grande progetto espositivo realizzato in collaborazione da OGR-Officine Grandi Riparazioni e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che inaugurerà il prossimo 3 novembre nelle sedi delle due istituzioni torinesi. Come una falena alla fiamma è un progetto ambizioso, firmato da tre curatori internazionali d’eccezione, chiamati a lavorare insieme per la prima volta confrontandosi con la città di Torino e il suo importante patrimonio artistico: Tom Eccles, direttore del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York, Mark Rappolt, redattore capo della rivista inglese Art Review, e l’artista britannico Liam Gillick.
La mostra si pone l’obiettivo di creare un ritratto della città di Torino a partire dagli oggetti che la città stessa e i suoi residenti hanno collezionato. Come una falena alla fiamma si articola in un percorso attraverso la Collezione della Fondazione per l’arte Moderna e Contemporanea CRT e della Collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in dialogo con un nucleo di opere conservate in alcune delle maggiori istituzioni museali pubbliche della città, tra cui il Museo Egizio, Palazzo Madama, MAO – Museo d’Arte Orientale, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e Castello di Rivoli, che, per l’occasione, verranno esposte alle Officine Grandi Riparazioni e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in un gioco di contaminazioni reciproche tra opere d’arte contemporanea e opere dei secoli passati.
La contaminazione tra linguaggi diversi continuerà anche in alcune delle sedi museali coinvolte: il Museo Egizio e Palazzo Madama diventeranno infatti sedi espositive d’eccezione per alcune opere contemporanee.
La mostra sfrutta, come punto di partenza per indagare i concetti di rinascita e rinnovamento, la coincidenza di una nascita e due anniversari: l’inaugurazione di OGR, il venticinquesimo anniversario della collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il sessantesimo anno dalla fondazione dell’Internazionale Situazionista dopo un incontro ad Alba, non lontano da Torino.
Con più di 70 opere d’arte contemporanea e centinaia di artefatti da varie collezioni torinesi, Come una falena alla fiamma riflette sull’importanza delle passioni private e delle ossessioni
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01
NOV
Apre la mostra di arte contemporana alle OGR in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
abbiamo progettato e realizzato le soluzioni tecnologiche audiovisive della mostra con pezzi di grande qualità e rilievo artistico
Come una falena alla fiamma, Like a Moth to a Flame, è il titolo del grande progetto espositivo realizzato in collaborazione da OGR-Officine Grandi Riparazioni e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e che inaugurerà il prossimo 3 novembre nelle sedi delle due istituzioni torinesi. Come una falena alla fiamma è un progetto ambizioso, firmato da tre curatori internazionali d’eccezione, chiamati a lavorare insieme per la prima volta confrontandosi con la città di Torino e il suo importante patrimonio artistico: Tom Eccles, direttore del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York, Mark Rappolt, redattore capo della rivista inglese Art Review, e l’artista britannico Liam Gillick.
La mostra si pone l’obiettivo di creare un ritratto della città di Torino a partire dagli oggetti che la città stessa e i suoi residenti hanno collezionato. Come una falena alla fiamma si articola in un percorso attraverso la Collezione della Fondazione per l’arte Moderna e Contemporanea CRT e della Collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in dialogo con un nucleo di opere conservate in alcune delle maggiori istituzioni museali pubbliche della città, tra cui il Museo Egizio, Palazzo Madama, MAO – Museo d’Arte Orientale, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea, che, per l’occasione, verranno esposte alle Officine Grandi Riparazioni e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in un gioco di contaminazioni reciproche tra opere d’arte contemporanea e opere dei secoli passati. La contaminazione tra linguaggi diversi continuerà anche in alcune delle sedi museali coinvolte: il Museo Egizio e Palazzo Madama diventeranno infatti sedi espositive d’eccezione per alcune opere contemporanee.
Artisti in mostra: Pawel Althamer, Lina Bertucci, Janet Cardiff & George Bures Miller, Maurizio Cattelan, Gianni Colombo, Enrico David, Tacita Dean, Guy Debord, Georges Demenÿ, Cecil B. Evans, Valie Export, Hans-Peter Feldmann, Katharina Fritsch, Giuseppe Pinot Gallizio, Liam Gillick, Liz Glynn, Guan Xiao, João Maria Gusmão e Pedro Paiva, Rachel Harrison, Mona Hatoum, Thomas Hirschhorn, Damien Hirst, Carsten Höller, Marine Hugonnier, Pierre Huyghe, Ragnar Kjartansson, Barbara Kruger, Louise Lawler, Sherrie Levine, Liu Wei, Sarah Lucas, Mark Manders, David Medalla, Shirin Neshat, Catherine Opie, Lari Pittman, Paola Pivi, Charles Ray, Tobias Rehberger, Thomas Ruff, Collier Schorr, Tino Sehgal, Simon Starling, Hito Steyerl, Wolfgang Tillmans, Nanni Valentini, Adrian Villar Rojas, Jeff Wall, Rachel Whiteread, Cerith Wyn Evans, Yang Fudong, Artur Zmijewski.
Quando:
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21
DIC
Ed eccoci alla fine del 2016, anno che chiudiamo bene senza perdite di fatturato e con i clienti soddisfatti dei nostri servizi.
Faccio tanti auguri a tutti; tutti coloro con cui abbiamo lavorato e collaborato, poco importa il ruolo e la posizione, donne e uomini che hanno condiviso tempo e sforzi insieme nel proprio lavoro puntando ad un obbiettivo comune.
Grazie a tutti! Grazie per aver reso questo 2016 un buon anno lavorativo e che ha dato valore ad una parola sempre meno usata: comunità!
AUGURI
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04
NOV
Oltre alla personale di Josh Kline, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta l’opera Parallel I-IV di Harun Farocki, l’artista tedesco di origine cecoslovacca, nato nel 1944 e scomparso nel 2014. Realizzata tra il 2012 e il 2014, Parallel è la sua ultima opera ed è una delle acquisizioni più recenti della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.
Universalmente riconosciuto come uno degli artisti e registi più innovativi e influenti del panorama internazionale, Harun Farocki ha sviluppato un cinema teorico e politico, capace di lavorare sulla quotidianità e al tempo stesso di indagare sui meccanismi e gli immaginari della società contemporanea, nelle sue diverse forme retoriche e ideologiche.
Parallel I-IV è una videoinstallazione a 4 canali che riflette sull’influenza che i videogame hanno avuto sul cinema, attraverso un’indagine focalizzata sulle metodologie che stanno alla base della loro realizzazione e sulle regole che determinano le animazioni computerizzate.
Promediabox si è occupata della realizzazione delle parti audiovisive.
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27
SET
Ed Atkins
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Irene Calderoni
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Periodo: 27 settembre 2016 – 29 gennaio 2017
Inaugurazione lunedì 26 settembre 2016, ore 18.30
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea inaugura la personale dell’artista inglese Ed Atkins (Oxford, 1982) in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La mostra si sviluppa al terzo piano del Castello di Rivoli e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Al Castello di Rivoli sono presentate le opere Even Pricks, 2013, Warm, Warm, Warm Spring Mouths, 2013, Ribbons, 2014, Hisser, 2015 e Happy Birthday!!!, 2014, oltre a nuovi interventi dell’artista. Alla Fondazione Sandretto è presentata l’opera Safe Conduct, 2016, con nuovi elementi scultorei a parete.
L’architettura contemporanea della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ospita invece l’opera più recente dell’artista, Safe Conduct, 2016, un’installazione video a tre canali le cui immagini riprendono i filmati degli aeroporti che illustrano ai viaggiatori le procedure da seguire per passare i controlli di sicurezza. Oltre all’installazione video, Atkins presenterà una serie di nuovi lavori grafici collegati all’opera Safe Conduct. Alla Fondazione Sandretto, aggiunge Christov-Bakargiev, “il protagonista dà corpo allo stato d’ansia che caratterizza la nostra epoca di paure e vulnerabilità e al contempo di eccessi di controlli negli spazi pubblici che, sebbene abbiano la finalità di garantire la nostra sicurezza, finiscono con il ledere la nostra privacy. Il confine sempre più labile tra ciò che sembra reale e ciò che lo è davvero è uno dei temi trattati dall’artista, nonché un tratto distintivo della società digitale, in cui tutto è mediato”.
(fonte:http://www.fsrr.org/mostre/ed-atkins/)
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03
MAG
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta, dal 31 marzo all’11 settembre, I See a Darkness, una mostra collettiva che presenta i lavori video di sette artisti internazionali.
L’oscurità come condizione necessaria per l’apparizione dell’immagine proiettata, e dunque per la visione, è allo stesso tempo metafora di uno stato psicologico dominato dalla melanconia, dal desiderio, dal ricordo, emozioni che ricorrono nelle opere in mostra.
Il titolo è preso a prestito dall’opera di Joao Onofre, che mette in scena la performance musicale di due bambini, chiamati a interpretare l’omonima canzone di Will Oldham, una struggente ballata su una mente inquieta. L’ ambivalenza diviene letterale nel video di Onofre in cui le immagini passano da un buio assoluto a una progressiva luminosità, fino ad arrivare a un bianco totale, accecante.
Musica e melanconia sono una coppia protagonista anche nella monumentale video-installazione di Ragnar Kjartansson, The End, opera composta da 5 proiezioni che immergono lo spettatore nel paesaggio sublime delle Rocky Mountains canadesi. Qui l’artista islandese mette in scena un surreale concerto country, tenendo abilmente insieme i registri del romantico e dell’ironico.
Un altro paesaggio montuoso è al centro del lavoro di Marine Hugonnier, The Last Tour, un poetico viaggio in mongolfiera tra le vette del Matterhorn, ambientato in un immaginario futuro che renderà inaccessibili i siti turistici. Profetico e nostalgico, il video costruisce una sofisticata analisi della visione come ready-made.
Sensuale e onirico, Deer di Victor Alimpiev mette in scena una dinamica erotica, quella di una coppia divisa che si rispecchia in un desiderio struggente. L’artista russo dà forma tangibile alla materia sentimentale, orchestrando colori, suoni e gesti attraverso il suo caratteristico registro teatrale.
La malinconia nell’opera di Cerith Wyn Evans parte da una storia reale, il tragico omicidio di Pasolini sulla spiaggia di Ostia; il ricordo doloroso si stempera nella luce ambigua del crepuscolo marino, e si riaccende nelle parole di Pasolini cui Wyn Evans dà letteralmente fuoco, dando vita a uno spettacolo fugace, che illumina per un attimo lo spazio della memoria, ma è destinato a estinguersi.
Realtà e finzione si mescolano nel lavoro di Laure Prouvost, giovane artista francese che nel video Wantee evoca la figura storica di Kurt Schwitters, associata a quella immaginaria del nonno di Prouvost, artista concettuale la cui grande ultima opera sarebbe stata la creazione di un tunnel che collegasse il suo salotto all’Africa. Intorno alla presunta scomparsa del nonno nei meandri oscuri del tunnel si intesse una narrazione sentimentale che ripercorre luoghi e oggetti, vissuti e immaginati.
Un progetto speciale è quello di Meris Angioletti, che presenta l’installazione audio e luci Stanzas, prodotta dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la Biennale di Venezia del 2011. Angioletti richiama alla memoria un altro personaggio mitico della storia dell’arte, Aby Warburg, cui dedica un’opera che scompone l’immagine filmica nei suoi elementi basilari, luci e suoni, nella tradizione del cinema sperimentale, creando un parallelo tra lo spazio del set cinematografico e quello psichico, tra la proiezione filmica e le dinamiche mentali.
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22
MAG
Il lavoro di Ian Cheng esplora la natura della mutazione e la capacità umana di relazionarsi con il cambiamento. Nelle sue simulazioni, oggetti dall’aspetto familiare sono programmati secondo alcune proprietà di base, e lasciati a influenzarsi vicendevolmente all’infinito, senza controllo autoriale. Ne risultano comportamenti spesso imprevedibili, che si combinano e si smontano in un ecosistema virtuale. Modellazione algoritmica, game design e principi di improvvisazione informano il lavoro di Cheng; queste tecnologie impiegano le abitudini e la dignità umane come materiale grezzo per una mutazione. Cheng concepisce le sue simulazioni come una sorta di ginnastica neurologica, in cui l’arte diventa un mezzo per mettere deliberatamente alla prova i sentimenti di confusione, ansia e dissonanza cognitiva che accompagnano i momenti di cambiamento. (fonte fond.Sandretto)
La proiezione è 1920×1200 con proiettori monochip di fascia alta che mettono in risalto 2 MAC Mini di ultima generazione. E’ stato un lavoro divertente con un giovane grande artista! La competenza e la disponibilità hanno permesso a tutti di raggiungere un risultato impeccabile senza sbavature. . Consiglio a tutti gli appassionati di arte contemporanea di farsi un giretto in fondazione.
paolo
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